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Napoli: la tarantella

Tra i simboli della cultura napoletana c’è sicuramente la tarantella, un ballo a coppie, dove i ballerini si muovono saltellando e girando vorticosamente al ritmo dei tamburelli. Le origini di questa iconica danza probabilmente sono remote e ci riportano alla Neapolis greca e ai culti legati al dio Dioniso, da cui deriverebbe il ritmo sfrenato e il crescendo di suoni, che come consuetudine accompagnano questa danza.

Si dice, che tuttavia, la terra d’origine sia la città di Taranto, da cui etimologicamente deriverebbe il nome di questa celeberrima danza. Inoltre, la città di Taranto fu anche una delle prime in cui si diffusero i culti orgiastici in onore del dio Dioniso. In più, a tale danza si attribuivano poteri benefici per la guarigione di persone colpite dal morso della taranta, un ragno velenoso endemico nelle campagne pugliesi. Le antiche credenze portavano a pensare che ballando, attraverso il sudore e gli umori, si potesse espellere il veleno dal corpo.

La tarantella, così come la conosciamo, è un ballo che prende vita nel Settecento. La danza era protagonista delle feste più importanti come quella di Piedigrotta o della Madonna dell’Arco ed era ballata dai giovani popolani. All’inizio questo ballo non era ben visto dalla chiesa, proprio per la forte carica erotica, che assumeva e per la frenesia della musica e per questo motivo furono perseguiti, in primo momento, coloro che la ballavano.

Se da un lato, il compito della chiesa fu quello arginare il fenomeno del tarantismo pugliese, ancora legato al mondo pagano, dall’altro canto questa tradizione popolare non andò persa del tutto. Fu proprio a Napoli che questa forma di danza si elevò acquistando una dignità culturale, come dimostrato anche gli spartiti dedicati al genere e composti da grandi maestri tra cui possiamo ricordare Rossini, Respighi, Litz, Chopin e molti altri e a diffondersi in tutto il mondo.

Tuttavia, ogni città e paese del Meridione ha dato vita a una propria declinazione di   questo ballo, tanto da assumere movenze e nomi diversi a seconda del luogo. Quello che distingue particolarmente la tarantella napoletana è la presenza di pochissimi strumenti.

Il ritmo è sostenuto dalle nacchere o da strumenti tipici della tradizione partenopea come il putipù, lo scetavaiasse e il triccabballacche. Se da un lato la tarantella napoletana riprende alcuni aspetti del tarantismo, questa danza ha risentito anche di altri movimenti mutuati da altre danze popolari.

Le storie raccontate attraverso le cantilene della tarantella hanno diversi riferimenti abbastanza licenziosi, che affermano il legame con il tarantismo pugliese, ma allo stesso tempo i riferimenti vengono proposti in maniera nuova e differente.

 

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