Tra le tante storie di fantasmi e di leggende che il popolo partenopeo si tramanda di generazione in generazione c’è la storia di Donn’Albina, Donna Romita e Donna Regina.
Il barone Toraldo, nobile napoletano, aveva 3 figlie: Donn’Albina, Donna Romita e Donna Regina. La moglie era morta giovane e il barone ottenne dal re Roberto d’Angiò il favore di trasmettere la propria nobiltà ai futuri figli della figlia maggiore. Il barone morì nel 1320. Quando fu destinato in sposo a Donna Regina Don Filippo Capece, Donn’Albina disse alla sorella che Donna Romita si era innamorata perdutamente del cavaliere: la donna capì dalla sua voce tremante che anche lei ne era innamorata. Donna Romita, un giorno, pregando la Madonna di farle dimenticare il cavaliere, si accorse che anche Donn’Albina stava pregando per lo stesso motivo. Le due sorelle si recano da Donna Regina chiedendo perdono e annunciando che si sarebbero ritirate in convento; la sorella maggiore disse loro che aveva fatto la stessa scelta perchè il cavaliere non la amava. Donna Regina allora si inchinò di fronte al dipinto del padre, prese lo scettro d’ebano e lo spezzo dicendo: Salute, padre mio, la vostra nobile casa è morta.