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Ischia: le case di pietra

Nel bosco della Falanga, che si estende sotto la parete occidentale del monte Epomeo, sono presenti delle costruzioni realizzate dall’ingegno e dall’industriosità dei contadini ischitani; stiamo parlando delle Case di Pietra. Queste dimore rupestri sono scavate nel tufo e presentano al loro interno pochi e spartani particolari. Talvolta le case dispongono di un’unica apertura e sono senza finestre, mentre altre presentano elementi più complessi.

Ma a cosa servivano queste costruzioni? In alcune circostanze le case di pietra venivano utilizzate per la conservazione del vino. Il tufo, infatti, consentiva di conservare a una temperatura perfetta le botti di vino sia in estate che in inverno. Inoltre, nelle adiacenze delle case erano presenti dei fossi, dove avveniva l’allevamento dei conigli.

Le Case di Pietra, quindi potevano rispondere a diversi scopi, sia per la conservazione dei prodotti e sia come riparo per i contadini e gli allevatori, che passavano sul monte diverso tempo. Queste costruzioni sono risalenti al XIV-XV secolo e il loro utilizzo è stato continuo per circa 500 anni.

All’interno delle abitazioni rupestri  si potevano trovare focolari, piani di appoggio, nicchie e camini, il tutto per rendere minimamente confortevole la vita nel bosco. Ogni particolare è il risultato di un lavoro intenso fatto giorno per giorno. Le case di pietra erano dotate anche di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, che veniva convogliata al loro interno tramite un sistema di canalizzazione che sfruttava la pendenza del monte.

Un sistema di canaletti presenti sulle finestre, invece, servivano per non far penetrare l’acqua all’interno. Inoltre, in alcuni casi questi canali hanno il compito di riempire delle vasche abbastanza ampie utilizzate come abbeveratoio per il bestiame.

Ad oggi la maggior parte di queste case risulta abbandonata, mentre i cellai adiacenti alle strade sono stati riconvertiti per essere usati come deposito, garage, stalla e così via. Segnaliamo anche l’esistenza di costruzioni rupestri di carattere religioso come la chiesa di S. Maria al Monte e l’Eremo di San Nicola. La prima sorge ai piedi del bosco della Falanga, mentre il secondo edificio si trova proprio sulla cima dell’Epomeo.

La Falanga non è l’unico luogo dove si possono ammirare le case di pietra, ma ci sono altre costruzioni presenti in altre zone dell’isola, come a Montecorvo e al Ciglio. Nel corso del tempo le case di pietra sono state oggetto di studi approfonditi tanto che molti studiosi hanno dedicato loro capitoli nei propri libri e articoli, come per esempio Elementi del paesaggio: le case rupestri articolo di Anna Pilato tratto da La Rassegna di Ischia, oppure il libro scritto dall’antiquario e scrittore Giuseppe Orioli, “Giro indipendente dell’isola d’Ischia”, Imagaenaria editore 2004, tutto questo a significare il grande interesse culturale, ma anche simbolico che queste costruzioni hanno per gli ischitani e non solo.

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