Le prime notizie della festa si hanno grazie all’opera “Ritratto o modello delle grandezze, delle letizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli”, del marchese Giovan Battista del Tufo. Si racconta che nel XVI secolo la festa di carnevale fosse esclusivamente riservata all’aristocrazia napoletana. Si partecipava a giochi, balli, caccia e ricevimenti alla Corte Aragonese.
Il popolo, però, intorno al 1600 iniziò a interessarsi della festa tanto da organizzare, in contrapposizione al carnevale nobile, un carnevale del popolo.
Il periodo più alto del carnevale si ebbe con i Borbone. Con mascherate, sfilate e carri allegorici per la festa di Piedigrotta, il Carnevale napoletano era uno dei più belli d’Italia.
Oggi non vi è più tutto questo folclore, ma comunque il Carnevale a Napoli resta una festa molto sentita, soprattutto a livello culinario, data la nota predisposizione della tradizione partenopea nel preparare pietanze famose ormai in tutto il mondo.
Trascorrere il Carnevale a Napoli vuol dire trovarsi a mangiare la lasagna, il sanguinaccio (oggi una crema di cioccolato, ma un tempo veniva preparata con il sangue di maiale), le castagnole, il migliaccio e le tanto famose quanto gustose chiacchiere.
Ma che carnevale sarebbe senza maschere? Vediamo quali sono le più famose e i loro significati.
Ovviamente, quando si parla sia di maschere di Napoli spunta il simpatico ma allo stesso tempo malinconico Pulcinella, il figlio della Commedia dell’Arte. Inventata dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del ‘500, la maschera di Pulcinella esprime un po’ tutto ciò che è Napoli: eternamente ironico ma, nell’animo e nel volto, con una serietà disarmante e con malinconia nel cuore e voglia di rivincita verso chi ha sempre buttato giù il popolo partenopeo. Capace di donare tutto il suo amore alla sua Teresina, di uscire dalle situazioni più difficili grazie alla sua scaltrezza, Pulcinella è l’estrema sintesi del popolo napoletano: ricco di sentimenti, da sempre denigrato, capace di risolvere con un sorriso e con inventiva le situazioni più difficili.
Pulcinella è la maschera più famosa di Napoli ma non l’unica. Vediamo le altre.
La vecchia del Carnevale: di solito rappresentata sempre in compagnia di Pulcinella. È una vecchia, ma solo di testa, busto e viso, mentre il corpo è tonico e giovane, con un seno prosperoso.
I significati associati a questa maschera sono vari: possiamo comunque dire che la parte vecchia e brutta si riferisce al passato negativo, all’inverno e alla natura morta; la parte giovane e tonica è simbolo di un futuro prospero, un nuovo anno ricco, nuova vita e buona fortuna.
Don Felice Sciosciammocca: la maschera che rappresenta un credulone, un borghesotto napoletano viziato e sciocco. Spesso antagonista di Pulcinella. I due, infatti, sono l’uno l’opposto dell’altro: mentre Pulcinella rappresenta il popolo, Sciosciammocca ritrae la classe medio-borghese napoletana. Più che una maschera però, Don Felice Sciosciammocca è un “carattere”, un “personaggio scenico fisso” come si usa dire nel gergo teatrale. Molti lo hanno interpretato, uno su tutti Totò, ad esempio nel film “Miseria e nobiltà”.
Come trascorrere il Carnevale a Napoli?
Non perdetevi le sfilate di Carnevale nei quartieri Sanità, Materdei (piazza Ammirato), Scampia, Montesanto e Centro Storico (largo San Marcellino).
Inoltre, non perdetevi la Carnascialata: un evento carnevalesco con balli e cibo. Una cena-spettacolo che ogni anno, il giorno di martedì grasso (quest’anno il 17 febbraio 2015), la Casa-museo di Pulcinella organizza in via San Giovanni Maggiore Pignatelli.
A chi invece preferisce una serata movimentata, suggeriamo di partecipare alla festa in maschera che si terrà il giorno 16 febbraio 2015 presso il locale Dejavu di Pozzuoli.
Anche se non più come ai tempi dei Borbone, il Carnevale a Napoli resta una festa importante amata da grandi e piccini, ed è per questo che la città si prodiga affinché il divertimento sia sempre assicurato.