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Luciano De Crescenzo

Definire nello spazio di un solo articolo la figura di Luciano De Crescenzo sarebbe praticamente impossibile, in virtù della miriade di interessi che questo gigante della cultura partenopea (e non solo) ha manifestato per tutto l’arco della sua vita.

Ingegnere, filosofo, scrittore, regista, personaggio televisivo, attore…a pochi mesi dalla scomparsa, oggi Napoli celebra l’estro e il genio di uno dei suoi figli più illustri, una personalità poliedrica capace di dare voce con sottile ironia e con grande leggerezza all’essenza più autentica della napoletanità, intesa come insieme di valori che, partendo dalla città natale, assumono poi i connotati dell’universalità, rappresentando una vera e propria chiave per comprendere la vita e il significato intero dell’esistenza.

Ma andiamo con ordine: pochi sanno che Luciano De Crescenzo, al successo, ci arrivò per così dire “in ritardo”. Dopo aver lavorato all’IBM di Milano per circa 20 anni in qualità di addetto alle pubbliche relazioni, dopo essere diventato dirigente, ben presto si rese conto che la propria vocazione era un’altra: quella di scrittore e divulgatore di tematiche filosofiche. E così, alla soglia dei 50 anni, anche grazie all’aiuto di Maurizio Costanzo, De Crescenzo salì alla ribalta del grande pubblico grazie al suo celebre libro “Così parlò Bellavista” dal quale, lo ricordiamo, a metà degli anni ’80 fu tratto uno dei film più iconici della cinematografia napoletana.

Da allora, l’attività editoriale non si è mai arrestata e conta ad oggi più di 50 titoli: tra i più importanti possiamo citare “Oi dialogoi”, la “Storia della filosofia greca”, “Storia della filosofia moderna”, “Il caffè sospeso” e molti altri libri ancora.

L’attività cinematografica, invece, vede Luciano De Crescenzo protagonista alla regia con la celebre trilogia che comprende il già citato “Così parlò Bellavista”, “Il mistero di Bellavista” e “32 dicembre”, film di culto che hanno dato vita a un formulario di espressioni e citazioni entrate a far parte di diritto nel bagaglio culturale partenopeo e nazionale.

La sua scomparsa, avvenuta a Roma nel luglio 2019, non ha spento il mito di un intellettuale che ha saputo trovare la formula per rendere “pop” la filosofia, facendo sì che potesse essere accessibile a tutti e non soltanto agli addetti ai lavori.

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